Immaginiamo la scena: hai già individuato quali sono i migliori prodotti dropshipping da vendere online, ti manca poco per lanciare la tua attività, ma non sai se per fare dropshipping in Italia è necessario aprire la partita IVA. Stabilire quale sia l'inquadramento fiscale e capire gli aspetti tributari richiesti è fondamentale per partire in regola quando si lancia un’attività, sia online che offline. Questo discorso vale anche per il modello di business del dropshipping.
In questo articolo, parleremo di dropshipping e partita IVA, capiremo se è necessaria e come e quando aprirla. Scopriremo insomma tutti gli aspetti fiscali e tributari del dropshipping in Italia per aiutarti a districarti tra gli adempimenti previsti e poter vendere online in dropshipping rispettando le regole ed evitando le sanzioni.
Partita IVA per dropshipping: è necessario aprirla?
La risposta è sì, per vendere in dropshipping è necessario aprire la partita IVA. Ma facciamo un po’ di chiarezza.
In generale, quando si esercita un’attività economica è obbligatorio aprire partita IVA, a parte alcune eccezioni come nel caso dei temporary shop, ovvero quei negozi che restano aperti per un tempo limitato con l'obiettivo di promuovere un brand.
I criteri che guidano in questo caso non riguardano il famigerato limite dei 5.000 Euro, ma il
carattere continuativo e abituale dell’attività. Il punto infatti non è il volume d’affari annuale, ma se svolgi abitualmente e professionalmente la tua attività.
I temporary shop sono aperti per un massimo di 30 giorni l’anno e quindi l’attività viene considerata occasionale. Il dropshipping, invece, è a tutti gli effetti un’attività economica svolta professionalmente e con continuità perché consiste nel vendere prodotti al dettaglio in collaborazione con un fornitore, che si occupa dello stoccaggio e della spedizione della merce.
Per descriverlo in poche parole, il dropshipping funziona così: il tuo cliente ordina dal tuo sito e soltanto allora acquisti il prodotto dal tuo fornitore, al quale comunichi i dati per la spedizione al cliente. In questo modo non sostieni le spese per la gestione del magazzino o per l’inventario.
Dropshipping con ricevuta di prestazione occasionale: si può?
Come abbiamo visto, la partita IVA si rende necessaria anche se il fatturato annuale è inferiore ai 5.000 Euro. Il limite dei 5.000 Euro, di cui si sente tanto parlare, riguarda chi esercita una professione dal carattere discontinuo (non soggetto quindi a partita IVA) e svolge lavori saltuari nell’arco dell’anno; in questo caso, infatti, si può non aprire partita IVA ed emettere invece ricevuta di prestazione occasionale.
Superata la soglia dei 5.000 Euro di fatturato, si è tenuti a pagare i contributi previdenziali sui guadagni oltre tale cifra. Per farlo è necessario iscriversi alla Gestione Separata INPS, un fondo pensionistico per liberi professionisti che non hanno una cassa previdenziale, come invece accade ad architetti e ingegneri.
Apertura della partita IVA per ecommerce in dropshipping
In conclusione, l’apertura della partita IVA resta obbligatoria per le attività commerciali tradizionali e online. Il decreto Bersani, infatti, assimila l’ecommerce al commercio tradizionale, ragion per cui entrambi sono regolamentati dalla stessa normativa.
Il dropshipping è un modello di business che viene svolto online come un comune ecommerce e pertanto rientra nelle attività economiche elettroniche previste dal decreto.
Per approfondire, leggi il nostro articolo su adempimenti e obblighi per il commercio elettronico.
Chiariti questi aspetti vediamo adesso come aprire la partita IVA per dropshipping.
Partita IVA per dropshipping: come aprirla?
Ecco quali sono i passaggi da compiere per aprire la partita IVA per un ecommerce in dropshipping:
- individua il codice ATECO;
- scegli il regime fiscale;
- iscriviti alla Camera di Commercio;
- compila la SCIA;
- iscriviti alla Gestione INPS Artigiani e Commercianti;
- richiedi l’apertura della partita IVA.
Vediamoli insieme.
1. Individua il codice ATECO
Il codice ATECO è un numero di 6 cifre che identifica le attività economiche.
Per individuare quello della tua attività ti basterà andare sul portale ATECO di Infocamere e fare una ricerca testuale. Nel caso della vendita online il codice è 47.91.10.
2. Scegli il regime fiscale
Per aprire partita IVA per dropshipping puoi scegliere tra tre regimi fiscali:
- regime ordinario;
- regime semplificato;
- regime forfettario.
Il regime ordinario è quello più adatto alle grandi imprese che superano i 500.000 € per la prestazione di servizi o gli 800.000 € per le altre attività.
Il regime semplificato può essere applicato alle aziende che si tengono al di sotto dei limiti di fatturato sopra indicati (500.000 e 800.000).
Il regime forfettario, infine, è quello indicato per i liberi professionisti o le piccole imprese, poiché ha un limite di fatturato di 85.000 €, offre una serie di agevolazioni (come tassazione più bassa), permette di iniziare con piccole somme, prevede un reddito imponibile del 40% dei ricavi, e così via.
3. Iscriviti alla Camera di Commercio
L’apertura di partita IVA per dropshipping prevede l’iscrizione alla Camera di Commercio, dove sono elencate tutte le imprese. Per iscriversi è necessario compilare una domanda in via telematica e pagare la tassa di concessione governativa. La ricevuta di iscrizione arriverà all’indirizzo PEC indicato in fase di iscrizione.
4. Compila la SCIA
La SCIA (Segnalazione Certificata Inizio Attività) è una dichiarazione a tutti gli effetti, con la quale si comunica l’inizio dell’attività al SUAP (Sportello Unico delle Attività produttive). Il vantaggio di questa comunicazione è che ti permette di avviare l’attività senza attendere ulteriori comunicazioni dal tuo Comune.
5. Iscriviti alla Gestione INPS Artigiani e Commercianti
In qualità di imprenditore commerciale, hai l’obbligo di iscrizione alla Gestione Artigiani e Commercianti per il versamento dei contributi. L’iscrizione avviene per via telematica attraverso la procedura ComUnica (Comunicazione Unica d’Impresa), una pratica informatica che consente di eseguire tutti gli adempimenti fiscali con un’unica procedura.
6. Richiedi l’apertura della partita IVA
La richiesta di apertura di partita IVA può essere effettuata attraverso i moduli messi a disposizione dall’Agenzia delle Entrate o telematicamente attraverso Fisconline, entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.
Nel primo caso la consegna dei moduli deve essere effettuata presso l’Agenzia delle Entrate. Se invece scegli di inviarla in via informatica, allora è sufficiente compilare il modulo telematicamente, sempre sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
È bene ricordare che l’intera procedura per aprire partita IVA per dropshipping dovrebbe essere subordinata alla stesura di un business plan. È molto importante tenere conto di tutte le spese che sarà necessario affrontare per aprire e gestire l’attività, comprese le imposte e i contributi. Il business plan ti permette di prevedere anche le entrate e questo ti consentirà di avere un quadro chiaro della fattibilità del tuo business.
Per approfondire, leggi il nostro articolo su come aprire partita IVA per vendere online.
Partita IVA per dropshipping con regime forfettario
Nel paragrafo precedente abbiamo parlato del regime fiscale da scegliere per aprire partita IVA per dropshipping. In genere, per questo tipo di attività viene selezionato il regime forfettario, che offre semplificazione ai fini IVA e ai fini contabili.
Il regime forfettario introdotto dalla legge di stabilità del 2015 consente di:
- non addebitare l’IVA in fattura ai clienti. Quando stabilisci il prezzo di un prodotto non dovrai aggiungervi l’IVA. Questo renderà i tuoi prodotti più vantaggiosi economicamente per i tuoi clienti;
- evitare il versamento dell’imposta e la dichiarazione annuale IVA che viene invece effettuata con il regime ordinario;
- risparmiare tempo evitando la registrazione delle fatture emesse.
Questa procedura è più snella ed economica rispetto agli altri regimi; tuttavia, bisogna considerare anche il rovescio della medaglia:
- non è possibile scaricare l’IVA sulle spese effettuate per l’attività;
- per accedere al regime forfettario è necessario rispettare una serie di requisiti.
I requisiti per accedere al regime forfettario sono:
- l’accesso al regime forfettario è permesso ai liberi professionisti o alle ditte individuali;
- i ricavi dell’attività (tutte le entrate senza sottrarre le uscite) non devono superare gli 85.000 € annui;
- le spese per il personale dipendente non devono superare il limite di 20.000 €.
Per approfondire e conoscere nel dettaglio tutti i requisiti, il reddito, la tassazione, le agevolazioni e gli adempimenti, il sito dell’Agenzia delle Entrate fornisce tutte le informazioni necessarie.
Partita IVA forfettaria: costi fissi
Come abbiamo già anticipato, il regime forfettario offre dei vantaggi: rispetto al regime ordinario, ad esempio, è possibile usufruire di una tassazione agevolata del 15% che nei primi 5 anni di attività si riduce al 5%.
Inoltre, chi aderisce a questo regime, non dovendo addebitare l’IVA in fattura, non è tenuto a presentare la dichiarazione IVA o a registrare corrispettivi e fatture.
A parte queste agevolazioni, c’è da considerare che la partita IVA forfettaria ha dei costi fissi:
- il costo del commercialista per tenere aperta la partita IVA e per l’intera gestione;
- l’iscrizione all’INPS o al Registro delle Imprese;
- il versamento dei contributi previdenziali.
I costi fissi possono subire modifiche in base alla città, all’età del professionista o dell’imprenditore e ovviamente alle tariffe del commercialista.
In generale, si può parlare di un minimo di 300 € fino a un massimo di 1.000 € all’anno.
Partita IVA: quando aprirla?
Dropshipping e partita IVA viaggiano di pari passo. Nel momento in cui si comincia a vendere, è necessario avere già la partita IVA attiva per fatturare e versare i contributi.
Il vantaggio, in questi casi, è la possibilità di lasciare inattiva la partita IVA durante la fase iniziale di avviamento dell’attività.
Se ti trovi nella fase di avviamento della tua attività di ecommerce e non prevedi ancora di realizzare delle vendite, puoi tenere inattiva o dormiente la tua partita IVA.
In questo modo puoi iniziare a gettare le basi del tuo ecommerce in dropshipping (stabilendo rapporti con i fornitori, seguendo corsi di formazione, studiando la tua nicchia, ecc.) senza sostenere le spese dei contributi. Quando sarà tutto pronto ti basterà attivarla.
Dropshipping: partita IVA e aspetti fiscali internazionali
La disciplina fiscale si basa sulla tipologia dei soggetti coinvolti che vi prendono parte e sulla loro localizzazione, nonché sul Paese da cui sono inviati i beni.
In questo senso, è importante considerare i rapporti economici contrattuali dei soggetti coinvolti, partendo dal presupposto che in questo modello di business intervengono 3 soggetti:
- il cliente che acquista il prodotto sul sito del venditore;
- il venditore che riceve l’ordine attraverso il suo sito ecommerce;
- il fornitore, che a sua volta riceve l’ordine dal venditore e si occupa della spedizione.
Dropshipping e partita IVA: iscrizione ai sistemi OSS e IOSS
OSS (One Stop Shop) e IOSS (Import One Stop Shop) sono dei regimi opzionali in vigore dal 1° luglio 2021 che sostituiscono il precedente MOSS (Mini One Stop Shop) e introducono un sistema di assolvimento dell’IVA a livello europeo. In poche parole, semplificano le operazioni di pagamento dell’IVA in Europa strutturando un sistema centralizzato e digitale. Le transazioni incluse sono le seguenti:
- vendite di beni importati da Paesi terzi attraverso fornitori o interfaccia elettronica;
- vendite intracomunitarie di beni effettuate da fornitori o attraverso interfaccia elettronica;
- vendite nazionali di beni effettuate tramite l'uso di un'interfaccia elettronica.
Per le transazioni il cui importo supera i 10.000 € l’anno, il sistema OSS consente di versare l’IVA nel paese del cliente.
L’iscrizione al sistema IOSS è decisamente consigliata a chi pratica il dropshipping perché consente di gestire le importazioni e permette di pagare l’IVA in un’unica soluzione tramite un portale, evitando quindi di versarla in dogana per ogni articolo.
Procediamo ora all'analisi degli aspetti tributari per quattro esempi pratici di dropshipping:
1) Partita IVA per dropshipping e aspetti fiscali: tutti i soggetti sono ubicati in Italia
Il caso più semplice è quello in cui il venditore, il fornitore e il cliente sono residenti fiscalmente in Italia. In questa ipotesi, il fornitore emette una regolare fattura elettronica con IVA nei confronti del venditore. Il venditore emetterà, se richiesto dal cliente finale, una fattura elettronica con IVA e invierà la relativa copia di cortesia via e-mail o unitamente al bene, oppure si limiterà a inviare al consumatore finale una semplice ricevuta annotando l’importo incassato. Il bene venduto verrà consegnato dal fornitore al cliente.
2) Partita IVA per dropshipping e aspetti fiscali: produttore ubicato in Italia e cliente in Francia (o altro paese UE)
Questo caso è caratterizzato dal fatto che il cliente è ubicato all’interno dell’UE, mentre gli altri due soggetti economici sono fiscalmente residenti in Italia.
Abbiamo detto che dal 1° luglio 2021 è possibile applicare il sistema OSS per le vendite a distanza di beni spediti a partire da uno stato membro e destinati a consumatori finali di un altro stato membro dell’Unione Europea. In questo scenario, il venditore emetterà nei confronti del cliente una fattura con l’IVA del Paese di destinazione, in questo caso la Francia.
Analizziamo specificamente tre ipotesi.
Prima ipotesi: la normativa prevede una soglia minima di 10.000,00 Euro al di sotto della quale il venditore può applicare l’IVA italiana, quella cioè del proprio Paese. In questo caso il venditore emetterà, se richiesto dal cliente finale, una fattura elettronica con IVA e invierà la relativa copia di cortesia via e-mail o unitamente al bene, oppure si limiterà a inviare al cliente una semplice ricevuta annotando l’importo incassato. Il fornitore, adottando un’interpretazione normativa prudenziale, emetterà una fattura elettronica con IVA italiana nei confronti del venditore. Esiste anche la possibilità di optare per la tassazione in Francia sotto la soglia di 10.000,00 Euro con vincolo biennale, ma consigliamo questa strada solo ai negozi che vendono stabilmente e principalmente verso un singolo Paese.
Seconda ipotesi: qualora vi sia il superamento della soglia minima comunitaria di 10.000,00 Euro, il venditore aprirà una propria posizione IVA in Francia, inviando questo dato al fornitore italiano. Il fornitore emetterà, quindi, una fattura per operazioni non imponibili (art. 41, comma 1°, lettera a, d.l. 331/1993) nei confronti del venditore con la partita IVA francese di quest'ultimo e provvederà a inviare il bene al cliente francese preoccupandosi di adempiere alla procedura per cessioni intracomunitarie. Il venditore, nel cedere il bene al cliente consumatore francese, emetterà nei suoi confronti una fattura applicando l’IVA francese.
Terza ipotesi: in alternativa a quanto sopra, il venditore può optare per l’applicazione del regime del One Stop Shop (c.d. OSS) previsto dalla Direttiva UE 2455/2017. In tale caso, il venditore applicherà l’IVA del proprio Paese (nell’esempio, quella italiana) e non quella di destinazione del bene (Francia).
3) Partita IVA per dropshipping e aspetti fiscali: produttore ubicato in Italia e cliente in Norvegia (extra-UE)
In questa ipotesi il cliente è ubicato al di fuori dell’Unione Europea. Il venditore cede il bene al cliente norvegese emettendo una fattura per operazioni non imponibili (art. 8, comma 1°, lettera a, d.P.R. 633/1972), dichiarando che il bene è soggetto a esportazione. Sia il venditore che il fornitore devono essere in grado di provare che il bene è effettivamente uscito dai confini nazionali e comunitari, il primo attraverso l’interrogazione del Movement Reference Number prevista sul sito dell’Agenzia delle Dogane e il secondo attraverso la fattura vistata dalla Dogana al momento dell’esportazione. Il fornitore emetterà una fattura elettronica per operazioni non imponibili (art. 8, comma 1°, lettera a, d.P.R. 633/1972) nei confronti del venditore e provvederà a inviare il bene acquistato al cliente norvegese.
4) Partita IVA per dropshipping e aspetti fiscali: produttore ubicato in Cina (extra-UE) e cliente in Francia (UE)
Questo esempio rappresenta il tipico caso di operazione triangolare IVA extracomunitaria che deve rispettare delle regole precise. Il venditore emette una fattura fuori campo IVA (art. 7 d.P.R. 633/1972) al cliente consumatore francese per il bene che gli cede; non è infatti un’operazione intracomunitaria perché il bene non proviene da uno stato membro, bensì dalla Cina. In questo caso, il cliente francese dovrà assolvere l’IVA al momento dell’importazione del bene. Il produttore cinese invierà il bene direttamente al cliente francese ed emetterà una fattura nei confronti del venditore italiano, il quale la inserirà nella propria contabilità pur non trattandosi di un documento rilevante ai fini IVA in quanto non c’è alcuna importazione di beni in Italia.
A conclusione dell’esame degli aspetti fiscali sopra riportati, si deve segnalare un aspetto importante. Il venditore italiano non è esente nei casi sopra esaminati da possibili responsabilità laddove il fornitore non abbia provveduto a versare l’IVA e i dazi doganali (quando dovuti) al momento dell’immissione del bene all’interno dell’UE.
Ciò implica che il venditore, ma anche il cliente finale, potrà essere coinvolto in accertamenti da parte delle Autorità fiscali al fine di recuperare le imposte dovute e non saldate al momento dell’importazione.
Il venditore ha quindi l’onere di verificare che vengano sempre messe in atto tutte le procedure normativamente corrette di vendita, anche mediante la scelta dei migliori fornitori.
Questa verifica è importante perché la “buona fede” del venditore non basta per esonerarlo da una potenziale responsabilità. Secondo la Corte di Giustizia Europea, infatti, «va considerato debitore dell’obbligazione doganale sorta per effetto dell’introduzione irregolare di merci nel territorio doganale dell’Unione europea colui che, pur senza concorrere direttamente all’introduzione, vi abbia partecipato come intermediario ai fini della conclusione di contratti di compravendita relativi alle merci medesime, qualora sapesse o dovesse secondo ragione sapere che tale introduzione sarebbe stata irregolare, circostanza che spetta al giudice del rinvio acclarare».
Partita IVA per dropshipping: conclusioni
In questo articolo abbiamo provato a fare chiarezza sul discorso dropshipping e partita IVA. Stabilito che è necessaria per questo modello di business, abbiamo visto quali sono i passaggi da effettuare per aprirla e le varie casistiche per fare dropshipping in Italia rispettando tutti gli aspetti fiscali.
In ogni caso, per approfondire al meglio tutti gli adempimenti sulla partita IVA per dropshipping, ti consigliamo di leggere anche gli articoli della sezione Adempimenti legali o di consultare un esperto in materia che potrà assisterti per dubbi o domande più specifiche.
NOTA: Questo articolo può contenere delle semplificazioni e non è in alcun modo da intendersi come una consulenza legale, né instaura alcun tipo di relazione avvocato-cliente.
Rivolgiti a un professionista per informazioni specifiche relative alla tua situazione.
Articolo a cura di Avv. Andrea Michinelli (Of Counsel) di 42 Law Firm, una Società tra avvocati, informatici ed esperti della digital transformation. Nasce con l’obiettivo di assistere i clienti grazie a professionisti in grado di colmare il divario tra diritto e tecnologia, anche nel settore ecommerce.
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Partita IVA per dropshipping: domande frequenti
Quanto costa aprire una partita IVA per dropshipping?
Il dropshipping rientra nella categoria dell’ecommerce, pertanto è assoggettato agli stessi adempimenti fiscali. Le voci di costo per l’apertura della partita IVA comprendono 35 € circa una tantum per l’iscrizione alla Camera di Commercio, 53 € circa per la tassa annuale e 3.600 € da versare in 4 rate annuali di contributi INPS. Tale cifra può essere ridotta del 35% applicando il regime forfettario.
Che partita IVA serve per fare dropshipping?
Per fare dropshipping è necessario aprire partita IVA, poiché questo modello di business rientra nella categoria dell’ecommerce ed è relativo alla vendita di beni e servizi. Il codice ATECO da prendere in considerazione per il dropshipping è il 47.91.10.
Come posso aprire la partita IVA?
Ecco i 6 passaggi principali da seguire per aprire una partita IVA per dropshipping:
- Individua il tuo codice ATECO
- Scegli il regime fiscale al quale aderire
- Iscriviti alla Camera di Commercio
- Compila la SCIA
- Iscriviti alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS
- Richiedi l’apertura della partita IVA
È possibile aprire la partita IVA online?
Sì, puoi aprire la partita IVA direttamente online inviando il modulo tramite il servizio Fisconline dell’Agenzia delle Entrate.